Decalogo X: attesa

 L’attesa è un atteggiamento di intensa concentrazione per essere preparati per un evento futuro. L’altro nome dell’attesa è la speranza. La speranza purifica l’attesa da infiltrazioni, di impazienza e di inerzia. Attesa significa l’accettazione fiduciosa del domani.          Come può l’attesa aiutare di affrontare una situazione di crisi?          L’attesa relativizza il peso della crisi, perché lo mette in una dimensione di transitorietà: la situazione di crisi è temporale, passerà. L’attesa aumenta la voglia di vivere, perché si spera sempre il meglio. L’attesa aumenta la vigilanza nella situazione attuale: si vedono meglio gli elementi di crisi, le circostanze da affrontare, ma anche le soluzioni di adoperare. La stessa parola “aspettare” in latino “expectare” significa guardare attentamente.          Aspettare può indicare forse anche uno stato di passività nel senso di un’inerzia?          Aspettare non è sinonimo con immobilità. Aspettare si associa sempre con un oggetto. Sempre si aspetta qualcuno a qualcosa. Si può aspettare un amico, il ritorno dei genitori, una lettera, una chiamata al telefono, l’occasione propizia, l’esito di una crisi. In questo senso aspettare è uno stato d’animo che crea tensione creativa. Un proverbio cinese dice: “A chi sa attendere, il tempo apre ogni porta”.          Aspettare ha molti significati e ciò implica che ha diverse dimensioni?          Aspettare è un atteggiamento complesso. Alcuni di elementi sono:          a) Pazienza. – La pazienza è la facoltà umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei confronti dello stimolo un atteggiamento neutro. Nella situazione di crisi, come la pandemia creata da corona virus, l’attesa paziente ci salva dalla reazione più distruttiva che è il panico.          b) Attribuire valore al presente. – L’incapacità di vivere l’attesa e la...

Decalogo IX: preghiera

         Nelle situazioni di crisi la preghiera può aiutare ad affrontare le difficoltà e trovare nuova forza per andare avanti. La preghiera esercita tale funzione in tre modi: ci mette in un orizzonte più ampio cioè nel mondo di Dio; ci offre la possibilità di esprimere ed elaborare anche sentimenti pesanti; ci offre una nuova visione della realtà, cioè che non esiste il caso, ma nel mondo, nella storia e nella propria vita si intravvede un piano divino, che è sempre un piano di amore di Dio verso l’uomo.          Quando si parla della preghiera, di solito si pensa alla preghiera di domanda. Esistono anche altre forme di preghiera?          Il Catechismo della Chiesa Cattolica distingue quattro diverse forme di preghiera:          La preghiera di domanda ha per oggetto il perdono, la ricerca del Regno di Dio, e la preghiera per ogni nostra necessità.          La preghiera di intercessione consiste in una domanda in favore di un altro; non conosce frontiere e si estende anche ai nemici.          La preghiera di lode si concentra su Dio: gli rende gloria perché egli è, a prescindere da ciò che egli fa.          Il pentimento è una preghiera per il perdono delle nostre mancanze, omissioni, ingiustizie nei confronti degli altri.          Nelle situazioni difficili la preghiera nasce quasi spontaneamente perché è nutrita dal bisogno di condividere con qualcuno anche le esperienze dolorose. Nella preghiera il nostro interlocutore è Dio. È utile sapere che non dobbiamo avere paura utilizzare anche parole forti delle lamentele. Esempio di tale preghiera sono i salmi, alcuni pieni di parole d’accusa nei confronti di Dio che come se non vedesse l’ingiustizia.          Cos’è una preghiera di supplica?          Le parole greche e latine più spesso...

Decalogo VIII: Mistica

Uno degli strumenti per affrontare una situazione di crisi è la spiritualità mistica. Il contenuto centrale dell’esperienza mistica è una vivissima sensazione, un’intuizione spontanea della presenza di Dio in noi e nel mondo. L’esperienza mistica è, perciò qualcosa che ha a che fare con la complessa totalità della vita dell’uomo.          La mistica è propria solo al cristianesimo? Se così, come si può parlare di un rimedio universale per affrontare una situazione di crisi?          L’esperienza mistica è un fenomeno universale. Esiste anche la “mistica laica”. Alcuni lo chiamano esperienza di vertice ed è stata elaborata dall’eminente pensatore rumeno Mircea Eliade. Gli elementi di questa esperienza sono: a) la consapevolezza di far parte di una realtà più ampia, dell’universo che ha un senso; b) dentro di questa realtà anche la mia vita ha uno scopo; c) segue che io non sono una vittima delle circostanze, ma sono un protagonista costruttivo dell’universo; d) questa consapevolezza dà forza per affrontare anche le situazioni di crisi, per combattere e per superare le difficoltà e conservare così la gioia di vita.          Quando si parla dell’esperienza mistica, do solito pensiamo a “grandi mistici” della storia che hanno avuto visioni ed altri fenomeni straordinari, come per es. Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce ed altri. Oggi tali fenomeni non si riscontrano più. Significa che non esiste più il misticismo?          Fino all’inizio del secolo 18 si parlava soltanto di grande misticismo, ma con la spiritualità di Santa Teresa di Lisieux è entrato nella consapevolezza cristiana che esiste anche la “piccola mistica”, o la mistica della vita quotidiana. Tale esperienza mistica è a portata di mano a tutti noi.          Quali sono...

Decalogo VII: ascetismo

         Il termine ascetismo deriva da „ascesi” (dal greco antico askesis), una parola che in origine significava esercizio, allenamento di un atleta per il superamento di una prova. Tale “prova” nella vita spirituale è la scoperta della propria libertà. Gesù stesso formulava sempre così le sue chiamate: „se vuoi essere… perfetto, …seguire me, …essere mio discepolo” ecc. facendo riferimento alla libertà fondamentale della persona. La scoperta di questa fondamentale libertà davanti a Dio si vive come l’ascesi.          Nell’uso comune la parola “ascesi” ha un significato negativo: rinunce, sacrifici, penitenze. Come si può definire l’ascesi in senso positivo?          L’ascesi primariamente non è una esperienza negativa in senso della percezione della propria miseria, dei propri limiti, la gravità dei propri peccati, bensì si propone come una esperienza positiva, esultante, entusiasmante che ha come contenuto il desiderio di conquistare la propria libertà. Il cammino verso la maturità personale include anche il desiderio di non essere dipendenti dai bisogni e dai condizionamenti, ma essere padroni della propria vita. Questo cammino verso la libertà interiore si esercita attraverso rinunce, digiuni, sacrifici.          Quali sono le forme dell’ascesi, o forse meglio chiamarla dall’ora in poi, gli strumenti del “combattimento per la libertà”?          È utile distinguere due forme di libertà. Il primo aspetto della libertà è essere liberi da condizionamenti, dalle diverse dipendenze, dai bisogni artificiali; il secondo aspetto è essere liberi per amare, servire, crescere.          La lotta per la libertà da condizionamenti si esercita attraverso rinunce, sacrifici e perseveranza. Si tratta della disciplina nella vita. La logica di questi esercizi è la seguente: il digiuno = io mangio quanto e quando voglio e non sono dipendente dalla qualità del cibo o dal mio appetito;...

Decalogo VI: comunione

         Comunione significa condividere con gli altri la propria situazione di crisi. L’isolamento impoverisce; la comunione è invece ricerca sapiente della persona alla quale aprire il cuore e chiedere assistenza. Prioritariamente, tale persona è Dio. Fratelli e sorelle partecipano al travaglio della crisi mediante la solidarietà operosa, con la loro amicizia. Domanda          Chi entrano in questo cerchio di persone come possibili interlocutori? Risposta          Il primo interlocutore in ogni situazione di crisi per noi credenti è Dio. Esempi per tale comunione sono i Salmi che spesso riportano le lamentele, ma anche la fiduciosa preghiera dell’uomo che chiede aiuto da Dio. Un buon esempio è il Salmo 66,20: “Benedetto sia Dio, che non ha respinto la mia preghiera e non mi ha negato la sua grazia”.          Noi credenti abbiamo diversi punti di riferimento di appartenenza ad una comunità. Il Catechismo della Chiesa Cattolica enumera le diverse comunioni.          La Chiesa è comunione dei santi: Questo termine designa la comunione delle persone sante nel Cristo che è morto per tutti, in modo che quanto ognuno fa o soffre in e per Cristo porta frutto per tutti.          Noi crediamo anche alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa. Noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere. (CCC, 960-962).          Invocare perciò i Santi, pregare per i nostri cari defunti, significa vivere una comunione che ci aiuta a superare i momenti di crisi. Domanda          Il senso della comunione sembra sia un’esperienza universale? Risposta          La convinzione di poter contare sulla presenza e sulla comprensione degli altri è un’esperienza universale....

Decalogo V: esemplarità

         Uno dei metodi di affrontare una situazione di crisi è l’esemplarità. L’esemplarità semplicemente significa osservare l’esperienza delle crisi altrui. Ogni esistenza è irripetibile e ogni esperienza è singolare. Ma è preziosa l’esperienza di quanti sono transitati per una crisi; l’attenta intelligen­za sa scoprire i frammenti di analogia tra sé e il modello e tra­sferirli proficuamente nella propria situazione. La galleria degli esempi nella spiritualità è popo­lata di figure della Bibbia, della tradizione e dell’attualità ecclesia­le e può segnalarne numerosi nelle altre religioni. Domanda          L’esemplarità allora ha molti significati? Risposta          L’esemplarità è un concetto comune alla spiritualità, alla pedagogia e alla religione.          In spiritualità l’esemplarità significa osservare il comportamento di un’altra persona e imparare dalla sua esperienza. Era la saggezza dei antichi monaci: “Se non sai pregare, osserva i tuoi fratelli come pregano”. Anche il Cardinale Carlo Maria Martini ha utilizzato questo incoraggiamento, applicandolo alla fede: “Se ti sembra di non poter credere, osserva grandi personaggi che credevano”. Leggere la vita dei Santi può servire altrettante come incoraggiamento positivo di non arrendersi nelle situazioni di crisi.  L’agiografia cristiana rappresenta una documentazione convincente dell’esito positivo delle crisi dell’uomo. L’egiziano s. Antonio (ca. 250-365), fondatore del monachesimo, imprime una svolta ascensionale alla sua esistenza cristiana quando è colpito dall’esortazione evangelica ad abbandonare ogni cosa per seguire Cristo (Mt 19,21). Da notare la dinamica della soluzione della crisi: nella situazione interiore, forse inspiegabile del momento, egli valuta una parola probabilmente non nuova, in modo differente, come una chiamata indirizzata a lui personalmente. Antonio si trova in una crisi. L’ascolto totalizzante della parola del Signore è il senso emblematico di questa crisi. – La domanda per noi è: “Che messaggio manda Dio per me personalmente,...