Uno dei mezzi di affrontare una situazione di crisi consiste nel considerare la crisi nella sua complessità. È fonte di angoscia, se guardiamo soltanto qualche elemento della crisi, per esempio, la minaccia alla salute, all’economia, alla fede. La collocazione nella globalità costituisce un confronto multilaterale e la sdrammatizzazione della crisi.
Domanda
Come possiamo coltivare nei momenti della vita uno sguardo globale, del vedere l’insieme le cose? Come il vedere insieme della realtà ci aiuta ad attraversare meglio periodi difficili?
Risposta
Prima di tutto dobbiamo chiarire il significato della parola “globalità”. Tale concetto originalmente nasce per descrivere la situazione nell’economia e si parla di “globalizzazione”. Nella psicologia, invece, la “globalità” significa adoperare tutte le risorse personali per affrontare la crisi: l’intelletto, l’affettività, la volontà e la creatività. In questo senso la globalità riveste un altro nome e si chiama “resilienza”.
Il termine resilienza deriva dal latino “resilientia” e significa rimbalzare. È stato usato in fisica per descrivere la capacità dei materiali di resistere agli urti senza rompersi. In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
Domanda
Come aiuta la capacità di resilienza nelle situazioni di crisi?
Risposta
A livello individuale si possono elencare alcune componenti che aiutano a confrontarsi con una situazione di crisi:
1) la capacità di esaminare sé stesso, farsi domande difficili e rispondersi con sincerità: aiutano le emozioni positive. ovvero il focalizzarsi su quello che si possiede invece che su ciò che ci manca.
2) la capacità di stabilire rapporti intimi con altre persone: la presenza di persone disponibili all’ascolto è efficace poiché mobilita il racconto delle proprie sventure.
3) la capacità di riuscire a gestire i problemi: poggia sulla convinzione di essere in grado di controllare l’ambiente circostante, di definire gli obiettivi da realizzare e la visione del cambiamento come un’opportunità per la propria crescita.
Domanda
Quali sono gli atteggiamenti che possono diminuire la capacità di resistere in una situazione di crisi?
Risposta
Tra gli atteggiamenti che possono ridurre la capacità di resistenza sono i seguenti:
1) Interesse egoistico: concentrare l’interesse sui problemi interni del proprio ambiente: mi interessa soltanto ciò che capita nella mia famiglia, nel mio paese, altri paesi non mi interessano. Il rimedio è la globalità, che significa rendere conto che il coronavirus non riguarda solo il mio paese, bensì ogni paese europeo e degli altri continenti.
2) Provare piacere per i guai altrui: “sono contento che anche i ricchi vengono colpiti dal coronavirus”.
3) Cercare il colpevole. In questa situazione di emergenza con le variabili che presenta l’epidemia di coronavirus nessuno può avere la ricetta perfetta, perciò si procede per tentativi. Non possiamo attribuire la colpa a nessun paese, a nessun politico e a nessuno scienziato.
4) La selettività delle informazioni. Il coronavirus è tema caldo del momento e crea panico, paura e disinformazione, così che nell’opinione pubblica regna una grande confusione. La globalità significa fornire un’informazione corretta ed imparziale su ciò che sta accadendo, attraverso un’analisi comprensiva di riferimenti e comparazioni di tipo politico, economico, sociale e anche storico, nella speranza di stimolare l’attenzione e la comprensione dei lettori dei giornali e degli ascoltatori delle notizie.
Domanda
C’è qualche pensiero biblico che potrebbe essere un incoraggiamento di vivere meglio questa situazione di crisi?
Risposta
Un pensiero d’incoraggiamento può venire da quella situazione nel Vangelo, quando la gente ha chiesto Gesù per la colpa della cecità di una persona. “Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio”. (Giovanni 9,1-7). Questa risposta di Gesù è molto appropriata anche per la crisi di oggi: la pandemia non è colpa di nessuno, ma dobbiamo cercare di vedere il messaggio di Dio per ciascuno di noi. La domanda deve essere formulata non soltanto in forma globale: “che messaggio manda Dio per il mondo?”, ma anche in forma personale: “che messaggio manda Dio per me attraverso la pandemia?”.