P. Mihály Szentmártoni SJ
L’ottimismo è percepire come immancabile l’esito positivo della crisi. Sbocco di una crisi autentica è la transizione in una situazione differente da quella di partenza, che non sarà peggiore ma tendenzialmente migliore. Dalla presente crisi non c’è ritorno alla vita precedente.
Domanda:
Come coltivare un sano ottimismo verso il futuro malgrado l’attraversamento di un periodo di difficoltà?
Risposta:
L’ottimismo è un atteggiamento che si manifesta nel modo di sentire, pensare e di vivere l’aspetto positivo di una situazione. Ciò non esclude di vedere anche il lato negativo, ma l’aspetto positivo prevale. Ci sono alcune proposte per come esercitare l’ottimismo:
1. Utilizzare parole positive. Noi siamo portati ad adoperare parole negative, addirittura catastrofiche ad una situazione, che non è proprio catastrofica. Un esempio banale: se un bambino rompe il vetro di finestra, questo non è una tragedia, ma soltanto un piccolo incidente; tragedia è quando rompe la testa. Applicato alla situazione attuale, la crisi creata da Covid-19 non è una catastrofe, non è un fine del mondo, ma si può chiamare una prova o una sfida che è capace generare anche effetti positivi. È utile saper osservare e di raccontare gli aspetti positivi provocati da questa situazione di crisi: la generosità di tanta gente, il sacrificio di tanti medici e operatori sanitari; la dedicazione altruistica di tanti sacerdoti e religiosi, lo sforzo degli scienziati di trovare il rimedio, il lavoro assiduo dei leader politici di bloccare il contagio.
2. Vedere l’opportunità. L’ottimista vede un’opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità. La pandemia offre molte opportunità per la crescita personale, per la solidarietà sociale, per l’approfondimento della fede.
3. Guardare verso il futuro. L’ottimista guarda al futuro. La psicologia cognitivo-comportamentale propone sei principi che possono aumentare l’ottimismo: 1) Pensare nella categoria del comportamento: cosa posso e devo fare; 2) Pensare la soluzione; 3) Pensare positivamente; 4) Pensare piccoli passi di cambiamento; 5) Essere pronto a cambiare tattica e stile di vita; 6) Pensare al futuro.
Domanda:
L’ottimismo può risolvere tutte le angosce o può nascondere in sé anche atteggiamenti meno positivi?
Risposta:
L’ottimismo non può risolvere tutte le angosce, anzi, può generare alcuni comportamenti negativi. In questa pandemia, possono emergere tre comportamenti che invece di aumentare, distruggono l’ottimismo: a) il narcisismo, che significa di ripiegarsi sui propri bisogni dimenticando gli altri (“io porto la mascherina per difendere me stesso”); b) l’indifferenza verso gli altri (“non mi sento responsabile per gli altri, ciascuno deve badare a se stesso”); c) il vittimismo, che significa pensare che nessuno ci comprenda e provi quello che proviamo noi (“la gente è egoista, pensa soltanto a se stessa”).
Domanda:
Se l’ottimismo non risolve tutte le nostre angosce, dove dobbiamo cercare la soluzione? Molti di noi sentono la preoccupazione e la paura per quanto ci sta succedendo intorno. Si sente spesso nominare il terrore e l’angoscia. I fatti di Parigi, la tensione a Bruxelles e quelle diplomatiche tra nazioni, la pandemia, l’immigrazione incontrollabile, danno forma a antichi e nuovi timori che ci fanno immaginare un futuro prossimo o lontano incerto e verso il quale ci sentiamo impotenti e spaventati.
Risposta:
La risposta è la speranza. La speranza è uno sguardo verso il futuro che si attende con fiducia. La speranza è intimamente connessa con la paura; è quella predisposizione innata dell’animo umano di non cedere al timore, e di sapersi rialzare dopo essere caduti. È intima e vicina anche al coraggio: la persona portata dalla speranza accetta la paura, la fa sua per reggerla e nonostante questo agisce in modo che un futuro migliore sia possibile. Per noi credenti la fonte di ogni speranza è la promessa di Gesù che sarebbe rimasto con noi tutti i tempi fino alla fine del mondo, in ogni situazione. Lui è presente anche in questa pandemia e offre forza per fare il bene e di perseverare aspettando un futuro più ricco del presente.